giovedì 13 novembre 2008

Ghiacciaio Malavalle e rif. Bicchiere (m.3195)

L'escursione che mi appresto a descrivervi l'abbiamo fatta a luglio, precisamente il 26, 27 e 28 luglio 2008.

Già da primavera avevamo in mente di andare in ghiacciao e il più gettonato era il ghiacciaio dei Forni, zona Cevedale e Punta S.Matteo.

Nel'estate 2004 però avevo partecipato ad un trekking in Val Ridanna, dopo Vipiteno (in terra "crucca" per intendersi...), da Masseria fino al rif.Vedretta Pendente. Da quel rifugio si poteva scorgere un secondo rifugio incastonato tra le roccie, in un cucuzzolo, ai piedi di un ghiacciaio. Documentandomi un po' ho pianificato un giro di 3 giorni, partendo sempre da Masseria, in val Ridanna, e in 2 tappe arrivare al mitico rif. Bicchiere (Becherhaus, il più alto rifugio dell'Alto Adige, a 3195 m.), ai piedi della vedretta di Malavalle.

Sentita un po' di gente, alla fine ci troviamo noi tre (io, Carlo Il Rosso e MoR).

Prenotando i rifugi abbiamo optato per sabato-domenica+lunedì, in modo da pernottare al famoso rif. Bicchiere la domenica sera, evitando la ressa delle comitive CAI che solitamente rendono i rifugi invivibili di sabato.

Nell'immagine trovate in verde l'itinerario del primo giorno, in azzurro quello del secondo, e in blu la discesa al terzo giorno.


Partiamo quindi il sabato mattina, con relativa calma, e prendiamo l’autostrada fino a Vipiteno. Tra pausa caffè, pausa bagno, pausa spesa, arriviamo a Masseria, ultimo paese della Val Ridanna (m. 1400 circa) che sono le 11.30… Ora che ci prepariamo, sistemiamo gli zaini è quasi mezzogiorno.

Nessun problema, visto che possiamo arrivare in tutta calma al rif.Monteneve anche nel tardo pomeriggio.

Tutta la zona della val Ridanna e la valle di Lazzago (una sua laterale) è famosa per essere stata zona di miniere. Infatti il rif. Monteneve, nostra prima tappa, è conosciuto perché è stato ricavato da un’edificio dove un tempo sorgeva un villaggio dei minatori. Non sto qui a spiegarvi tutta la storia e vi rimando al sito del rifugio http://www.monteneve.org/ .

Ci incamminiamo per strada sterrata, che dopo una malga muta in sentiero. Il tempo non è il massimo: pioggerellina e coperto, con la minaccia di temporale. Le previsioni però parlano di miglioramento nel giorno dopo, a partire dal pomeriggio. Dopo un paio d’ore torniamo in una strada sterrata, che porta alla malga Posh (2113 m.), alla fine della valle. Appena arriviamo si scatena la bufera. Temporalone con tuoni e fulmini. Mangiamo un panino sotto la tettoia della malga e poi ci spostiamo all’interno in attesa che passi il grosso della pioggia… Infatti dopo una mezzoretta l’acqua si calma. Partiamo quindi per forcella Monteneve (2400 m. circa), dalla quale dovremmo scorgere il rifugio. Dieci minuti prima della forcella passiamo in un punto dove c’è un vecchio accesso alla miniera. Molto suggestivo. Il monte è talmente scavato dall’attività mineraria che, volendo, si potrebbe evitare la forcella passando per un tunnel sotterraneo fino al villaggio dei minatori. Viste le esperienze della Compagnia dell’Anello, e non avendo nessuna intenzione di scontrarci con orchi e Balròg, decidiamo di andare alla forcella. Da qui scorgiamo, un centinaio di metri più in basso, il villaggio dei minatori!

Adesso comincia a piovere seriamente e arriviamo al rifugio dopo una mezzoretta belli fradici!


Per fortuna che il rifugio è praticamente un albergo: c’è anche la doccia calda. Gratis soprattutto!!! La nostra stanza è grande come 2 soggiorni di casa mia, con letti con il piumino. Anche la cena non è male: porzioni abbondantissime, e Il Rosso ha addirittura avanzato le patate!!

Il rif. Monteneve nel villaggio dei Minatori


Fuori però piove. Parlando con un amico del gestore (l’unico che sa un po’ l’italiano…) ci dice che domani hanno messo in miglioramento.

La mattina di domenica non è delle migliori: non piove, ma il cielo non promette niente di buono (nuvoloni). Non bene, visto che dobbiamo fare il passaggio del ghiacciaio di lì a qualche ora. Partiamo comunque. Semmai dovesse mettersi a diluviare pensiamo di tornare indietro. Pioviggina, ma di lì a poco il tempo si stabilizza in nuvoloso-costante e proseguiamo decisi. Passiamo un Passo e scendiamo verso un laghetto, dove facciamo un po’ di pausa prima dello “strappo” fino alla forcella, dalla quale parte il ghiacciaio.

Poco prima di arrivare in forcella troviamo 4 persone che scendono. Sicuramente devono aver passato il ghiacciaio. Chiediamo loro com’è la visibilità in ghiacciaio e ci informano che, passata la forcella, c’è un muro di nebbia… Comunque ci tranquillizzano dicendoci che nel ghiacciaio ci sono alcuni paletti rossi, che portano direttamente al rif. Cima Libera, dal quale poi si dovrebbe vedere il Becherhaus.

Arriviamo all’attacco del ghiacciaio. Non si vede nulla. Le tracce comunque sono evidenti e non sembrano esserci particolari difficoltà.

Dopo esserci attrezzati in cordata, partiamo. Solo qualche piccolo crepaccio, ma nulla di insidioso. Dopo un’oretta circa arriviamo ad un punto morto: le tracce si dividono, non si vede il paletto successivo. Le tracce più evidenti puntano in una discesa di ghiaccio abbastanza ripida. Dopo discussione mandiamo avanti il più leggero (MoR) e gli facciamo sicura, visto che non sappiamo cosa ci sia lì avanti (la visibilità è si e no 10 metri…). La discesa termina quasi subito, e tra uno scorcio nella nebbia intravediamo le rocce e il rifugio Cima Libera. Oltrepassati alcuni crepaccetti, ci togliamo i ramponi e saliamo in pochi minuti al rifugio. Non manca molto al Becherhaus, solo che non lo vediamo…

Mangiamo qualcosa e poi entriamo a prendere una cioccolata. Al rif. Cima Libera (3148 m.) non c’è praticamente nessuno, a parte un cagnone e una ragazza sola che ci prepara tre cioccolate (immaginatevi i commenti di Carlo notando che questa è lì tutta sola a 3000 metri…).

Quando usciamo la nebbia si è un po’ diradata e riusciamo a scorgere sia il rif. Bicchiere sia il ghiacciaio da dove siamo venuti. Ci rassicuriamo di non aver seguito ad un certo punto nel ghiacciaio i paletti blu, che ci avrebbero portato direttamente al Bicchiere: un mare di crepacci!

Ripartiamo tra le rocce verso il Becher. La nebbia si dirada velocemente, lasciando spazio al sole. Ci rimettiamo i ramponi e affrontiamo l’ultimo pezzo di ghiacciaio, fino alle rocce sotto al rifugio.

Qui ci fermiamo un po’ a riavvolgere la corda e a sistemare l’attrezzatura. Penso di averci messo 20 minuti a sciogliere il diabolico “groppo” tra la corda e la fettuccia della mia piccozza (vedi foto).

In pochi minuti raggiungiamo il rifugio, dove ci attende fuori il gestore con un “Concratulazioni!!”.

Ci chiede da dove arriviamo e gli rispondiamo che veniamo dal rif. Monteneve. “Dal Monteneve !!!”. Rimane un po’ stupito e ci fa capire che solo pochi pazzi si fanno questa eterna traversata…

Noi orgogliosi prendiamo tre radler e ci mettiamo nel terrazzo del rifugio a prendere l’ultimo sole, con vista sul ghiacciaio oramai libero dalle nubi. Da qui possiamo vedere bene il percorso che abbiamo appena fatto nella vedretta di Malavalle.

Al rif. Gino Biasi al Bicchiere (m.3195) ci siamo solo noi, i gestori e 3 tedeschi (cvd.)

Cena ottima e fantastico tramonto sul Pan di Zucchero (3507 m.), la montagna più famosa delle alpi Breonie.

Il giorno dopo solo discesa. Massacrante!!! Da 3200 metri a 1400 metri, con gli zaini non poco pesanti. Sotto al Bicchiere breve tratto di ferrata (1 ora). Poi un paio d’ore per arrivare al rif. Vedretta Pendente (2585 m.) dove una “notevole” signorina ci prepara tre caffè (seguiti dai numerosi commenti, che si prolungano fino al rif. Vedretta Piana, poco più in basso…). Un altro paio d’ore e arriviamo a malga Agla, dove ci riposiamo un po’ a mangiare le 1000 scatolette di simmenthal che hanno pesato nello zaino tutti e tre i giorni… (come al solito).

Alle quattro circa ripartiamo da Masseria per Vicenza. Traffico scorrevole e in tre orette siamo a casa.


Che dire di questo maestoso tour ad anello nelle Alpi Breonie… Posti fantastici e poco conosciuti.

Il giro come lo abbiamo fatto noi è proprio ideale perché il primo giorno si fanno sui 1000 metri di dislivello, abbastanza tranquilli, ma ideali per rompere il fiato per il giorno dopo. Il ghiacciaio non presenta particolari difficoltà (nelle condizioni in cui l’abbiamo trovato) anche con la nebbia. Il rif. Bicchiere è in una posizione stupenda e merita sicuramente una visita da parte di chi ama la montagna.

Nei due link a fianco troverete tra gli album miei e di MoR tutte le foto che abbiamo fatto in questo giro.

Riproporremo questo giro a fine agosto dell’anno prossimo, nell’ambito delle attività del Noi Associazione dei Ferrovieri. Massimo una decina di persone.


Alla prossima

MM

6 commenti:

Carlo Breganze ha detto...

Per il revival del prox anno...portarsi via meno simmenthal...alla fine le cene ai rifugi hanno coperto di gran lunga il fabbisogno energetico!

Carlo Breganze ha detto...

Da un punto di vista tecnico il punto più rognoso è il tratto subito dopo il rif cima libera prima di rimettere piede sul ghiacciaio...roccette e sfaciumi! fortunatamente non vi era ghiaccio...altrimenti "ramponcini"!

Enrico ha detto...

Ciao, se queste sono le descrizioni, penso che tornerò spesso a leggere le vostre avventure...il racconto è dettagliato e molto coinvolgente, i miei complimenti all'autore...
se posso vi do' due mie impressioni sul blog: 1) cercherei un modello un pochino più ampio, se i post saranno tutti così ben articolati diventano lunghissimi (poi deve piacere a voi!!); posterei le foto più piccole, tra gli 800 e i 1024px, ma anche qui è questione di gusti!!
complimenti per l'escursione e soprattutto per il racconto!

Un saluto,
Enrico

MarcoMina ha detto...

Ciao Enrico, grazie per i complimenti e soprattutto per i consigli! In effetti ci avevo già pensato di trovare un modello più ampio, e l'ho notato subito dopo aver messo online il post sul Bicchiere.
Comunque visto che sei di Vicenza anche tu ti invito a metterti in contatto con noi che casomai ci mettiamo d'accordo per andare a fare una camminata assieme (ho visto che ti piacciono le nostre montagne).
Bellissime le foto sul tuo blog, soprattutto quella in alta Val Chiampo, fantastica!
ciao
Marco

Anonimo ha detto...

Ciao MM, a me piaciono i vestiti tecnici (in particolare il windstopper) ma non mi piace camminare.
Dici che posso venire a leggere il vostro Blog?

Ciao
Renato

MarcoMina ha detto...

Certo! Potresti pubblicare le tue ultime escursioni nel miglior outlet di indumenti tecnici oppure descrivere l'utilità del windstopper in assenza di vento! Se vuoi però puoi farci da sponsor nelle nostre spedizioni "PUCCITECH OUTDOOR: PROFESSIONISTI NELL'IMPOSSIBILE" (scherzavo, no non puoi!)